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    schoberer

    In occasione dell’evento con i distributori di Q36.5 tenutosi all’inizio di giugno, abbiamo avuto l’opportunità di incontrare il leggendario fondatore di SRM e inventore del primo misuratore di potenza nel mondo del ciclismo, Ulrich Schoberer. Schoberer era in città per presentare il prototipo del suo nuovo computer SRM ai membri del team Q36.5 e ci ha raccontato dell’importante ruolo che ha svolto nella storia dell’innovazione delle moderne attrezzature per il ciclismo.

    srm-power-meters

    Qual è stata la prima volta nella tua carriera in cui ti ricordi di aver fatto un “upgrade” alla tua bicicletta?

    Ad essere sincero, da giovane corridore non ero tanto interessato a migliorare l’attrezzatura, ma ero invece interessato a migliorare la qualità del mio allenamento. E poco dopo, durante la mia esperienza di corridore amatoriale, ho avuto l’intuizione che per migliorare la qualità dell’allenamento bisognava essere in grado di misurare la performance. Il modo più semplice per misurare la performance è quello di misurare la potenza. Il mio obiettivo è quindi diventato quello di creare uno strumento per misurare la potenza.

    Ti ricordi la prima volta in cui hai utilizzato il misuratore di potenza sviluppato da te?

    Certamente. Lo ho implementato durante una gara locale e tutti ovviamente mi prendevano in giro dicendo “cosa è quel Gameboy che hai messo sulla bici”. Ma poi, durante la gara, quando venivo staccato su una salita, potevo vedere quanti watt stavamo facendo in quel momento. In quel momento non ho solo capito i limiti della mia potenza, ma anche quanti watt stavano facendo i miei avversari. Avere questo dato ha reso l’allenamento più facile, perché sapevo qual era l’obiettivo da raggiungere. Oggi tutti si allenano in questo modo, ma io posso dire di essere stato il primo!

    schoberer-srm

    Chi è stato il primo atleta professionista con cui hai condiviso questo “upgrade” rivoluzionario?

    Dopo l’università sono entrato a far parte della SportCompany (Sportfördergruppe Köln), la squadra sportiva militare della Germania Ovest, come allenatore. Degli atleti che ho incontrato lì, circa il 70% non aveva alcun interesse, mentre il restante 30% voleva tutte le ultime innovazioni.

    Quando l’SRM è diventato un must per i professionisti?

    Nel 1991 fui contattato dal Dottore di Prampero dell’Università di Udine, responsabile della preparazione fisica degli astronauti della stazione spaziale Mir. Stava studiando quale preparazione fisica fosse necessaria per un viaggio spaziale estremamente lungo. Per trascorrere 20 anni nello spazio, o per viaggiare su Marte, di cosa ha bisogno il corpo per sopravvivere? La cosa fondamentale da tenere in considerazione è la forza di gravità, bisogna creare gravità altrimenti si muore. La sua idea era quindi quella di creare un circuito sulla stazione spaziale dove le persone potessero pedalare in cerchio, in modo da generare forza di gravità, e voleva che io creassi un misuratore di potenza che funzionasse nello spazio! Dopo avergli fatto visita nel 1991, sono stato messo in contatto con Giovanni Grazzi dell’Università di Ferrara, che all’epoca allenava Claudio Chiappucci. Attraverso Grazzi e Chiappucci ebbi improvvisamente accesso a professionisti di alto livello come Gianni Bugno, Maurizio Fondriest e Rolf Sørensen.

    greg-lemond

    Chi è stato l’atleta (o coach) che ti ha più ispirato nello sviluppo del SRM? Chi ti ha spinto di più a migliorare?

    Ad essere onesti, la maggior parte degli atleti non ha le conoscenze o l’esperienza per poter avanzare delle richieste specifiche. Ma ci sono stati alcuni atleti particolarmente interessati ed esigenti nei confronti dell’attrezzatura e dell’SRM. Greg Lemond, ad esempio, è stato il primo atleta che mi ha contattato e che voleva usare l’SRM durante una gara. Lo utilizzò durante il suo ritorno alle corse al Giro d’Italia nel 1994 con il team GAN. L’altro grande innovatore è stato Bjarne Riis. È stato il primo a vincere una gara con un misuratore di potenza sulla bicicletta durante la corsa. Era l’Amstel Gold Race del 1997. Mi ha inviato i dati, ho potuto vedere i watt che aveva prodotto nell’ultima ora quando pedalava da solo e ho capito il livello di potenza necessario. Ho iniziato a lavorare con Bjarne nel 1996, quando è passato al Team Telekom e ha detto loro che voleva vincere il Tour de France. Gli dissero: “Bjarne, vivi tra le nuvole”. Ma lui non si lasciò scoraggiare. Prese un appuntamento con Fausto Pinarello, andò a trovarli per vedere che bici aveva usato Indurain per vincere il Tour negli ultimi cinque anni, venne a Maiorca con me, fece dei test aerodinamici… E poi vinse il Tour de France 1996. Atleti come Lemond e Riis non hanno necessariamente cambiato il modo in cui ho progettato il mio prodotto, ma hanno reso famoso l’utilizzo di questa tecnologia per migliorare la performance in allenamento.

    C’è stata qualche altra invenzione o innovazione in cui sei stato coinvolto che è nata da una richiesta diretta di un atleta, di un allenatore o di una federazione?

    La federazione tedesca mi ha chiesto di creare un ergometro che permettesse al corridore di mantenere una cadenza di pedalata costante durante i test. Volevano capire quale fosse la cadenza che permette di erogare la potenza ottimale. I risultati sono stati interessanti: per i velocisti su pista la cadenza di pedalata per ottenere la potenza ottimale era di 160 giri/min, per i triatleti di 95. Un’altra richiesta era quella di misurare la corona ovale rispetto a quella rotonda e le diverse lunghezze delle pedivelle. Ma su questi criteri non abbiamo riscontrato differenze significative.

    srm-innovation-museum

    C’è un’innovazione in particolare di cui vai particolarmente fiero?

    Sono stato molto orgoglioso quando tra il 1999 e il 2004, grazie alla nuova rete di telefonia mobile di T-Mobile, siamo riusciti a ottenere la telemetria per la TV, in modo che gli spettatori potessero vedere in diretta dati come la frequenza cardiaca, la velocità e la cadenza di pedalata dei corridori durante la gara. Durante alcune delle corse più importanti del mondo, come il Tour de France, il Giro della California, il Giro del Colorado e il Giro di Germania, era possibile vedere questi dati sul televisore di casa con la scritta “SRM powered by T-Mobile” sotto. È stato entusiasmante.

    Ad oggi c’è qualche esigenza degli atleti che la tecnologia attuale non è ancora in grado di soddisfare?

    Alcuni atleti mi hanno detto che vorrebbero vedere il loro livello di acido lattico quando pedalano, ma non è per niente facile. In teoria, quando si conosce la propria potenza alla soglia, si dovrebbe essere in grado di valutarla da soli.

    Come hai conosciuto per la prima volta Q36.5?

    Ho incontrato per la prima volta Luigi [Bergamo, fondatore di Q36.5] molti anni fa, quando è diventato un mio cliente, desideroso di utilizzare l’SRM per migliorare la propria performance in allenamento. Poi, nel 2012, quando si stava preparando a creare il suo nuovo marchio, mi ha contattato per aiutarlo a sviluppare il suo abbigliamento. Voleva un dispositivo e un software in grado di raccogliere e analizzare i dati relativi alla temperatura corporea e alla sudorazione durante la corsa. Lo abbiamo aiutato a perfezionare la tecnologia che rilevava i dati a cui era interessato, lo abbiamo aiutato a raccogliere i dati prodotti e ad analizzarli. Questi dati sono stati utilizzati per capire quale tessutosi raffreddava meglio, riscaldava meglio e allontanava meglio il sudore. Questo ha contribuito a migliorare la funzionalità dei tessuti e, infine, a dimostrare che gli sviluppi ottenuti sulla base delle analisi funzionavano.

    Qual è stato il primo capo di Q36.5 che hai provato? Come lo descriveresti? Sentivi “la differenza”?

    Il primo pensiero che ho avuto è che fossero molto stretti! [risata collettiva nella stanza] Ora ovviamente non sono più così stretti, ma i primi, wow. Scherzi a parte, la sensazione che ho avuto con i primi capi e che ho ancora oggi è che mi piacciono DAVVERO e che si percepisce che c’è molto più pensiero e studio dietro ad ogni capo rispetto a qualsiasi altra cosa che ho indossato in bici. Sono meglio progettati e meglio tagliati. Mentre forse alcuni concorrenti si avvicinano allo stesso livello con alcuni dei loro prodotti, con Q36.5 il livello è estremamente elevato in ogni dei vostri prodotti. Oggi indosso sempre e solo i vostri pantaloncini.

    Hai un capo preferito?

    I pantaloncini Dottore. Mi piacciono tutti i modelli delle maglie, ma per quanto riguarda i pantaloncini mi piacciono davvero tanto i Dottore.

    Ultima domanda: cosa possiamo aspettarci dal PC9… Sappiamo che la data di uscita è imminente e siamo entusiasti.

    Oggi abbiamo qui il primo prototipo del computer… All’inizio volevo solo creare un nuovo dispositivo con più sensori in grado di raccogliere grandi quantità di dati. Ma abbiamo continuato a lavorare nello sviluppo e mi sono reso conto che volevamo creare un nuovo computer che fosse il migliore sul mercato sotto tutti gli aspetti: il migliore nella raccolta dei dati, il migliore nell’interfaccia utente e il migliore nel migliorare la qualità dell’allenamento…

    Non vediamo l’ora di provarlo!

    Images: Ulrich Schoberer – private

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